giovedì 9 aprile 2009

Esercizi di stile 99 modi di raccontare una storia Matt Madden

Perchè il fumetto? E perchè questo fumetto?

Innanzi tutto il fumetto è un semplice modo di raccontare episodi più o meno reali di quello che ci circonda, un sottogruppo del libro, immagini che, scaturite dalla fantasia del disegnatore, raccontano in modi di versi quello che vediamo e come lo vediamo soggettivamente (indendo sotto l'occhio del fumettista). Così vengono proposte visioni di città, scorci di quartieri, interni di case ecc...

Ogni autore con la sua sensibilità, ognuno a sottolineare qualcosa di più o meno importante col solo tratto della penna. Secondo me è una lezione importante per noi futuri architetti, cercare di rappresentare, col minimo grafite l'idea che si vuole sviluppare, il concetto che vogliamo far arrivare alla gente.

Per questo ho voluto riportare un importante esempio di fumetto che ho letto qualche giorno fa e che oltre a farmi ridere e sorridere mi ha dato molto da pensare sul fatto che è possibile cambiare il modo di rappresentare pur arrivando alla stessa conclusione. In questo caso sono 99 i modi che Matt Madden usa per rappresentare una semplice scena di vita quotidiana, potrebbero anche essere di più, ma è solo un esempio.

Come può essere raccontato questo semplice e banale episodio? Come può diventare oggetto d’interesse e svilupparsi in un libro di 99 tavole disegnate? Una simile domanda deve essersela posta 60 anni fa anche Raymond Queneau, che con i suoi celebri Esercizi di stile ha sperimentato 99 variazioni linguistiche su uno stesso tema giocando con la parola e la tradizione letteraria allo stesso modo in cui il disegnatore americano Matt Madden ha giocato con il linguaggio fumetto e la sua centenaria tradizione.

Un uomo si alza dal suo tavolo di lavoro dirigendosi verso il frigorifero. Una voce interrompe il suo percorso e arrivato a destinazione si chiede che diavolo stesse cercando.

Le variazioni cui Madden sottopone la prima tavola - il “Modello” - seguono logiche e percorsi tra i più disparati, verificando per esempio i diversi punti di vista da cui può essere raccontata la storia oppure macinandola all’interno di generi narrativi stabiliti che appartengono tanto alla tradizione fumettistica, letteraria o cinematografica, dalla striscia umoristica al fantasy fino al western e il poliziesco, evidenziando in questo modo come il fumetto sia un linguaggio che può accostarsi a tanti e diversi generi senza essere per questo identificato con uno di essi, come spesso è accaduto e ancora alle volte può capitare. Ma non mancano sperimentazioni più strettamente formali e perciò più inclini a mostrare una grammatica fumettistica: come può essere risolto lo stesso episodio in una vignetta unica o invece in 30 vignette? E che effetto si può ottenere cambiando l’inquadratura di ciascuna vignetta? E facendone l’anagramma? Ciò che rende il libro di Madden una lettura divertente e appassionante è la continua sorpresa rispetto ad ognuno dei 99 esercizi, nei quali l’autore non si limita a utilizzare alcune citazioni e convenzioni legate esclusivamente al fumetto ma rielabora attraverso ciò che gli è proprio un immaginario molto più vasto che va dalla pubblicità progresso alla segnaletica, dal linguaggio binario a quello teatrale, fino a citare la fotografia di Duane Michaels spesso accostata al fumetto per il modo in cui svolge sorprendenti sequenze visive.

Non si tratta di sterili esercizi formali che tentano di esaurire le possibilità narrative rispetto a un contenuto - una storia - ma, come sottolinea l’autore nell’introduzione, di fare a meno di quella ingessata dicotomia tra forma e contenuto e quindi giocare, sperimentare, sorprendere, produrre infine nel lettore una disposizione mentale alle infinite possibilità che possono nascere dal fumetto, e non solo.

Qua ne riporto due esempi

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